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Deepak Unnikrishnan left Abu Dhabi, where he grew up after being born in Kerala, India, as soon as he turned 18, to study first at Fairleigh Dickinson University and then at The Art Institute of Chicago.
This is not simply a choice made by a young man in his early twenties, but the unavoidable consequence of a system which prevents those born in foreign families from freely planning their future. In the United Arab Emirates, this is especially true.
The 80% of the UAE population is actually made of foreigners, migrant workers contributing to the construction and the affluence of UAE cities. Their sons, once 18, cannot be sponsored for residence permits any longer.
This policy inevitably impacts society and demography, as the greater part of this nation; youngsters get used to developing a sense of detachment from the territory from an early age, so as to be ready to leave the country where they lived for years without having ever felt at home.
Immediately after losing worker status, migrants are faced with one single certainty, erasing all potential questions about the future: “In this country there will be no room for you anymore”.
Such surreal existential conditions are mirrored in the way in which Deepak Unnikrishnan chooses to represent this reality. In his first book, Temporary People (Restless Book winner 2017), he uses surrealism to tell about the fate these people share despite different experiences and life paths.
Deepak Unnikrishnan currently works as a lecturer at NYU Abu Dhabi and this October will stay in San Servolo as the first Waterlines guest of the academic year.
Versione italiana:
Al compimento della maggiore età, Deepak Unnikrishnan lascia Abu Dhabi, la città in cui è cresciuto dopo essere nato a Kerala, in India, per studiare prima presso la Fairleigh Dickinson University e in seguito all’Art Institute di Chicago.
Quella compiuta da un ragazzo poco più che ventenne non è una scelta, ma è solo la conseguenza inevitabile di un sistema che preclude ai figli segli stranieri la libertà di pianificare liberamente il proprio futuro.
Questo, negli Emirati Arabi Uniti, accade di frequente. Si tratta infatti di un paese in cui l’80% della popolazione è costituita da stranieri, lavoratori migranti che contribuiscono alla costruzione e al benessere delle città e i cui figli, una volta che hanno compiuto la maggiore età, non possono più essere “sponsorizzati” dalla famiglia per ottenere un permesso di soggiorno.
Queste scelte politiche hanno un forte impatto in termini demografici e sociologici per una nazione che vede una cospicua porzione dei suoi giovani abituarsi sin da subito a sviluppare un senso di distacco verso il territorio, per poter essere pronti a lasciare il paese dove si è vissuti per anni senza essersi mai sentiti a casa.
Una nazione in cui, nell’istante successivo alla perdita della condizione lavorativa per un migrante, un’unica certezza si sostituisce alla precedente precedendo qualsiasi domanda che potrebbe iniziare ad affollare la sua mente. Per lui infatti non vi sarà più posto.
Queste surreali condizioni esistenziali si riflettono inevitabilmente sugli strumenti con cui cui l’autore decide di raccontare questa realtà. In “Temporary People”, vincitore del premio Restless Book del 2017, Unnkrishan ricorre al surrealismo per raccontare il comune destino di queste persone, protagonisti però di cammini e esperienze diverse.
Queste sono le storie che trovano spazio fra le pagine nel primo libro di Unnikrishnan, che ora ricopre il ruolo di docente presso l’ Università NYU di Abu Dhabi, e che per questo mese soggiornerà presso l’isola di San Servolo come primo ospite del progetto Waterlines.
Picture of Philipe Cheung.
